Corporate governance è diventata relativamente di recente locuzione molto in uso per fare riferimento a quelle tematiche che in misura più o meno stretta sono legate al “governo dell’impresa”. Poiché di corporate governance si è parlato diffusamente alla fine degli anni 80 negli Stati Uniti per verificare se il maggiore grado di crescita economica realizzato in Germania e Giappone non fosse da attribuire a una migliore struttura organizzativa e proprietaria dell’impresa, si è preferito mantenere la dizione inglese anche in Italia, forse anche per rimandare direttamente alle tematiche già approfondite nell’ampia letteratura internazionale sull’argomento.
A differenza che negli Stati Uniti, nel nostro Paese il dibattito sul governo dell’impresa si è sviluppato in coincidenza dell’avvio del processo di privatizzazione delle imprese pubbliche e del verificarsi di profonde crisi finanziarie di alcune società di grandi dimensioni.
Queste due circostanze hanno posto all’attenzione degli studiosi il problema dell’organizzazione interna dell’impresa e delle relazioni fra i diversi soggetti che a diverso titolo intervengono nello svolgimento dell’attività. In particolare, la corporate governance si propone di fornire soluzioni idonee alla questione della ripartizione di compiti e responsabilità fra i diversi organi che intervengono nell’attività di impresa. L’obiettivo è di affidare la gestione dell’impresa agli imprenditori più adatti, tutelando nel contempo gli interessi legittimi di piccoli azionisti, creditori sociali e dipendenti.
Un passo significativo verso una migliore corporate governance delle grandi imprese italiane (quelle quotate) è stato compiuto con l’entrata in vigore del Decreto Legislativo n. 58 del 24 febbraio 1998, noto come Testo Unico della Finanza. Tale atto normativo costituisce la summa delle regole valide nel nostro Paese in materia di emittenti, intermediari e mercati finanziari. Le innovazioni principali apportate dal Decreto, relativamente alla corporate governance delle società quotate, riguardano la tutela dei piccoli azionisti, la funzione del collegio sindacale, nonché l’attività delle società di revisione.
Con il varo del Decreto legislativo n. 6 del 17/1/2003, entrato definitivamente in vigore il 1^ gennaio 2004, è stata profondamente innovata la corporate governance delle società di capitali non quotate, con l’obiettivo in questo caso di ampliare soprattutto gli ambiti di autonomia statutaria, in modo tale da rendere più agile lo strumento societario come mezzo di realizzazione dell’attività d’impresa. A tal fine, sono stati drasticamente rivisti i rapporti e le forme di tutela dei diversi interessi coinvolti.